IL PAESE

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3 gennaio 2024

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IL PAESE
IL PAESE

Storia

Al viaggiatore del passato non saranno certo sfuggite le marcate analogie tra le usanze dei pastori raccontati da Omero con quelli della Sardegna centrale.

L'anello di congiunzione andrebbe cercato nelle gesta di avventurieri ansiosi di scoprire nuove terre che, giunti al mare, risalirono il corso dei fiumi. Più d'uno si fermò subito.

Così piace pensare ad un lontano manipolo di ardimentosi ellenici che, approdati alla foce del Cedrino e scoperta la terra fertile piano, abbiano deciso di impiantarvi i primi insediamenti.

Irgoli, magari, du uno di questi... Per le certezze bisogna risalire ad epoche più vicine, sino a scoprire, per esempio, che il borgo nell'anno 1600 contava all'incirca 300 abitanti. Quel popolo era per la gran parte composto da allevatori, che pascolavano le greggi nelle alture circostanti, e da contadini, perennemente in lotta con gli umori del Cedrino, decisivo per la fertilità dei terreni, ma anche impietoso con gli improvvisi e nefasti allagamenti.

A partire dal Medio Evo, il paese condivise le sorti del Giudicato di Gallura, conobbeil dominio dei Pisani ed anche quello degli Aragonesi.

Infine, l'autonomia che ha inizio a partire dalla metà del 1800.

Irgoli vanta un comunale di 7500 ettari circa ed una popolazione stimata in 2300 abitanti. L'altezza massima è il Monte Senes (mt. 862).

Il territorio

Il territorio di Irgoli, che fa parte della vasta regione delle Baronie (Sardegna centro orientale) si presenta come una sintesi stupefacente e fedele della storia geologica della Sardegna.

Così, forti dei loro 400 milioni di anni, evidenti fasce scistose percorrono la tormentata cresta che da Monte Senes porta a Punta Palumbas.

È quanto rimane della irriducibile copertura di rocce metamorfiche cristalline che impedì la fuoriuscita di una immae massa di magma, costringendola a raffreddarsi nel sottosuolo dove originò i graniti.

Fu l'orogenesi ercinica, che smosse intere montagne e causò immense fratturazioni, a dare la spinta decisiva per la fuoriuscita del granito. Che è la componente principale e più caratterizzante, con eleganti fantasie di forme e profili, del paesaggio del territorio di Irgoli.

Intanto, circa 180.000 anni fa, in pieno mesozoico, parte delle terre sono state invase dal mare. Il successivo accumulo di sedimenti si sollevò ed emerse dalle acque originando il sistema montuoso dei calcari; nelle Baronie sorsero il Monte Tuttavista, ed il Monte Albo, in cui una piccola appendice appartiene al Comune di Irgoli. Infine il paesaggio di pianura.

Tre-quattro milioni di anni fa, una nuova fase virulenta delle eruzioni vulcaniche creò delle vere e proprie dighe di basalto, che impedirono alle acque di raggiungere il mare e favorirono il deposito dei sedimenti trasportati dai fiumi.

Quando il fronte di basalto si infranse, le acque di scorrimento, rubando spazio al mare, spinsero quelle lacustri e quelle marine sino a modellare l'aspetto attuale della grande piana delle Baronie, compresa la porzione di Irgoli.

Questo territorio è abitato da una fauna ricca e preziosa. Le colline aperte, cove cacciano la poiana ed il gheppio, ospitano pernici, lepri e, localmente, conigli selvatici, mentre la macchia fitta ed il bosco danno ricovero a numerosi cinghiali, volpi ed un'infinità di piccoli uccelli, prede preferite dall'astore e dallo sparviero.

Ma su tutto aleggia un grande rimpianto. Insieme alle grandi foreste, che furono in gran parte estirpate per produrre carbone e far posto al pascolo (la testimonianza più significativa è sicuramente il bellissimo bosco di Talachè), è scomparso il cervo sardo. Ma un vecchio progetto di reintroduzione, caro al Comune di Irgoli e alla Comunità Montana delle Baronie e mai del tutto abbandonato, lascia un varco alla speranza di un suo possibile e atteso

Come arrivare

Da CAGLIARI, sono Km. 220 circa.
Percorrere la SS 131 direzione Sassari sino al bivio di Abbasanta e imboccare la SS 131/dir. proseguire in direzione di Nuoro, superato il Capoluogo Barbaricino, proseguire per la Siniscola-Olbia, allo svincolo del bivio Lula-Dorgali-Orosei, prendere la SP 125 direzione Orosei sino al bivio per IRGOLI.

Da SASSARI, sono Km. 150 circa.
Percorrere la SS 131 direzione Cagliari sino al bivio di Macomer e imboccare la SS 131/dir. proseguire in direzione di Nuoro, superato il Capoluogo Barbaricino, proseguire per la Siniscola-Olbia, allo svincolo del bivio Lula-Dorgali-Orosei, prendere la SP 125 direzione Orosei sino al bivio per IRGOLI.

Da OLBIA, sono Km. 80 circa.
Percorrere la SS 131/dir direzione Nuoro, superare Siniscola e proseguire sino allo svincolo del bivio Lula-Dorgali-Orosei, prendere la SP 125 direzione Orosei sino al bivio per IRGOLI.

Archeologia

Nella piana del Cedrino sorge, sulle sue radici, Irgoli (nel Medio Evo S. Stefano di Ligori).
Le testimonianze di una numerosa e costante presenza umana sin dalla preistoria si trovano, ancorchè coperte dalle nuove strutture murali e viarie, nel triangolo che unisce S. Stefano, S. Antioco e Ruinas, dov'era compresa la 'villa' (vidda) di Dori Mannu (Doria Grande?), altro nome del paese.

Pozzi, muri, matrici di fusione, monete, oggetti e frammenti di ceramica, terra e bronzo, qui rinvenuti, non lasciano dubbi. Lo confermano i conci granitici e basaltici inseriti nella splendida chiesa di S. Miali (l'arcangelo Michele del culto orientale) che sorge sulle rovine di una Tomba di Giganti, di cui è stata riutilizzata come altare una lastra absidale.
Un Betilo aniconico, proveniente dall'antico sagrato, insieme ad altri interessantissimi reperti (modellino di nuraghe in micacisto, utensili, fusaiole, monete, pintaderas, eccetera) è esposto nelle sale dell'ex palazzo comunale in via S. Michele, curate dalla Soprintendenza per i beni archeologici di Sassari e Nuoro.

Tra i monumenti più significativi, esterni all'abitato, annoveriamo:

  • Sa conca 'e mortu, Domus de Janas (Casa delle Fate) di epoca neolitica, due vasi comunicanti dentro un masso di granito la cui facciata, col sole allo Zenith, riproduce un teschio umano;
  • Sa Tumba 'e su Zigante di Othieri, che conserva le tracce del rito mediterraneo dell'incubazione;
  • S'Untana 'e su Zigante, fonte sacra in conci basaltici isodomi, gioiello architettonico del culto delle acque;
  • Nuraghi, capanne (Litu 'Ertiches, Janna 'e Pruna) e fortificazioni strategiche con mura ciclopiche (Gujai, Su Monte 'e s'Eliche);
  • Santu Lussurju, Sant'Elene, Sant'Andria, ruderi di chiese medievali sovrastanti le rovine dei rispettivi villaggi.

Le testimonianze del passato nel territorio di Irgoli

Il territorio di Irgoli, pur nella limitata estensione della superfi­cie complessiva, è caratterizzato da un paesaggio alquanto va­riegato che dalla pianura alluvionale del Cedrino (quota minima m 9-10 s.l.m.), attraverso rilievi dapprima morbidi e di modesta en­tità ma via via sempre più imponenti e accidentati, raggiunge gli 862 m s.l.m. nelle tormentate creste granitiche di Monte Senes. La presen­za di zone pianeggianti, di situazioni di comodo fondovalle trasver­sale alla valle del Cedrino, di una ricca rete idrografica (anche se in buona parte a regime stagionale) e di una grande quantità di risorgi­ve, la stessa collocazione geografica del territorio irgolese, che col­lega la fascia litoranea del Golfo di Orosei e l'entroterra montuoso, so­no gli elementi che hanno determinato le scelte insediative delle po­polazioni che nel corso dei millenni (dall'età neolitica ad epoca tar­do antica e medioevale) hanno frequentato ed abitato questa area.

Testimonianza di questa presenza millenaria dell'uomo è la notevo­le stratificazione monumentale presente sul terreno anche all'inter­no del moderno abitato (Nuraghe Sant'Antiòcu, pozzo e strutture mu­rarie nuragiche nella zona di S. Stefano). Nel circondario alcune domus de janas (tra cui la nota Sa Conca ‘e Mortu), sepolture in tafone, tombe di giganti, nuraghi, villaggi ed edifici cultuali nuragici, aree insediative e rinvenimenti d'ambito funerario di età romana e medioevale, rivelano in maniera inequivocabile, assieme ai reperti di cultura materiale oggi conservati nell'Antiquarium Comunale, la complessità e la capillarità che in antico hanno caratterizzato i feno­meni di occupazione e di fruizione di questo territorio.

Complesso nuragico di 'Janna e Pruna'

II complesso sacro di Janna 'e Pruna è stato recentemente oggetto di inda­gine dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro. L'area sacra, dominata ad Est dalle suggestive creste granitiche di Monte Senes (m 862 circa s.l.m.), è stata edificata in epoca nuragica in corrispondenza del valico di Janna 'e Pruna, percorso attualmente della strada Irgoli-Norghio e punto di passaggio (m 590 circa s.l.m.) di antichissima fre­quentazione lungo un itinerario montano che collegava la valle del Riu Siniscola con quella del Cedrino, importanti vie di penetrazione dalla costa verso l'interno dell'isola.

Gli scavi hanno riportato alla luce un monumentale tem­pio racchiuso all'interno di un recinto murario (temenos) a pianta trapezoidale (occupato, nella porzione frontale interna, da un 'cortile' a pianta ellittica), a sua volta compreso, assieme ad un'altra struttura a pianta circolare, entro una più ampia opera di recinzione muraria.

L'edificio sacro principale è arti­colato in due vani: un atrio a pianta sub-rettangolare (dotato originariamen­te di un bancone, oggi solo in parte conservato) probabilmente protetto in antico da un tetto a doppio spiovente ed una cella, accessibile dall'atrio stesso, a pianta circolare e verosimilmente in origine con copertura a tholos (falsa cupola). La cella presenta in posizione centrale i resti di un focolare caratterizzato da varie fa­si di utilizzo e, a ridosso del paramento murario, un bancone-massicciata. I reperti di cultura materiale restituiti dal tempio (materiale ceramico d'impa­sto e frammenti di oggetti in bronzo) permettono di datare la struttura tra l'età del Bronzo Finale e gli inizi della prima età del Ferro (XII-1X sec. a.C.).

Fonte sacra di 'Su Nottante'

Ad una distanza di circa 200-250 m in direzione S/SE dal complesso sacro di Janna 'e Pruna, nell'antico alveo del Riu Remulis, a quota 530 m s.l.m., in epoca nuragica è stata realizzata una fonte sacra in bella opera isodoma con conci accuratamente squadrati di basalto, attual­mente raggiungibile grazie ad un sentiero di facile percorribilità.

Il monu­mento, incastonato nel versante ricco di vegetazione che digrada verso il corso del ruscello, conserva un interesse ed un fascino inalterati nonostan­te i reiterati danneggiamenti inferti alla struttura negli anni '20 del secolo scorso, in seguito a lavori di captazione idrica, e in anni recenti da scassi clandestini.
Dell'edifi­cio sacro dedicato al culto delle acque, si conservano la porzione Ovest della facciata, vero e proprio rivestimento architettonico addossato all'af­fioramento della roccia naturale, ed il pozzetto di captazione della vena sorgiva (tuttora alimentata). Quest’ultimo presenta luce trapezoidale, co­pertura piattabandata e vasca a pianta sub-rettangolare con fondo piano. Innestato ad incastro in corrispondenza dell'estremità Nord della facciata è visibile il tratto conservato di un poderoso muro di terrazzamento - recin­zione orientato Sud > Nord, realizzato in grandi conci di granito appena sbozza­ti. Il monumento può essere collocato cronologicamente tra un momento avanzato del Bronzo Recente e l'età del Bronzo Finale (XII-X sec. a.C.).

Cumpannia de istudiu de antichidades Sardas

L' Associazione è un doveroso omaggio all'Istituto di Antichità Sarde dell'Università di Cagliari diretto per decenni dall' intramontabile prof. Giovanni Lilliu, maestro e guida fidata.
L'associazione é nata negli anni 80', vive ancora, si occupa di ricerca e valorizzazione dei beni storici del territorio di Irgoli ed ha una sua sede in una parte del Comune gentilmente messa a disposizione dall' Amministrazione, in via Roma.
L'associazione ha realizzato il primo censimento dei beni archologici del territorio.
Ha creato le basi e dato manforte per la realizzazione di un antiquarium didattico, attualmente vivo e funzionante e molto visitato da parte dei privati e di scolaresche di tutta l'isola.
Ha riscoperto tra l'altro ' Sa Funtana de su Zigante', la Fonte del Gigante, fonte sacra ai piedi del Monte Senes.
E' tutt'ora presieduta dal suo fondatore Cipriano Monne.

Chiese, feste e tradizioni

Nella parrocchiale di San Nicola, ben conservata in una elegante teca in stile vagamente arabesco, c'è una preziosa reliquia: una spina della corona di Gesù Cristo. Dovrebbe essere lì almeno dal 1500. Il condizionale vale per l'autenticità, ma non intacca la solidità della fede che l'ha circondata e che tuttora la venera.

Tanto che ruota intorno a S'Ispina Santa il sacro rituale della Settimana Santa, che è anche quanto rimane delle antiche tradizioni religiose locali.

A far rivivere fedelmente questi sacri appuntamenti sono i componenti (tra cui anche alcuni giovani) delle Confraternite di Sas Animas e Santa Ruche.

Un momento di particolare intensità emotiva è la celebrazione della Suchena. Preceduta dal lavaggio di piedi dei confratelli durante la celebrazione eucaristica, si celebra nelle case dei rispettivi priori, a ricordo dell'Ultima Cena.

I confratelli, in una sobria tavolata addobbata di fiori e candele all'interno di una stanza chiusa, consumano in silenzio una frugale cena a base di minestra, frutta secca, un'anguilla fritta, cipolle, arance e coccorois, piccoli pani di vincotto preparati per l'occasione. Il momento comunitario più significativo è comunque S'Incontru, quando, al termine di una breve processione che precede la Messa Pasquale, la Madonna incontra il Cristo Risorto.

La Settimana Santa è anche l'occasione per ascoltare gli antichi canti sacri, presenti nel repertorio della corale Cantori di Irgoli e del Coro Sancta Helene.

La sagra campestre vissuta con maggiore intensità è quella di Santu Michelli, che si officia nell'omonimo santuario posto alle pendici dei monti di Irgoli.

Nella Chiesa campestre di San Michele è possibile ammirare il retablo raffigurante San Michele Arcangelo, opera delle artiste irgolesi Pina Monne e Francesca Vacca che lo hanno donato all'omonima Chiesa.

La festa si celebra alla fine di maggio (a cura di una storica 'tripide' di famiglie) e ai primi di settembre (patrocinata dai pastori).

In entrambe le occasioni, al termine dei riti religiosi, tutti i convenuti possono gustare su sambene, sa corda e sa suppa, cucinati secondo i crismi della antica tradizione locale.

Altra festa ormai consolidata nel tempo è quella ideata e realizzata ogni anno da Totore Chessa a metà agosto: Il Festival Internazionale dell'organetto.

Chiesa Parrocchiale di San Nicola di Bari

San Nicola di Bari è il patrono di Irgoli e al Santo patrono è dedicata la Chiesa principale di Irgoli eretta nel 1634.

E' situata nella Piazza Santa Croce.

Parroco: Don Angelo Cosseddu

Tel. 0784 97405

Festival internazionale dell'organetto

Nato nel 1986 da un'idea dell'organettista irgolese Totore Chessa, il Festival dell'Organetto è diventato con gli anni la manifestazione di cultura e spettacolo tra le più importanti e di rilievo nel panorama della musica etnica non solo in Sardegna ma anche a livello nazionale ed internazionale.

Sin dalle prime edizioni la manifestazione ha avuto come scopo, quello di riunire in un incontro-confronto tutte le varie forme e tutti gli stili musicali della Sardegna,invitando nella nostra cittadina tutti quei musicisti portatori del loro bagaglio musicale tipico del proprio paese o zona geografica di appartenenza.
Dopo la prima edizione, organizzata nel Luglio del 1986 dal suo ideatore Totore Chessa in collaborazione con la Pro Loco di Irgòli, le altre edizioni sono state organizzate dal Gruppo ''Tradizioni Popolari'' di Irgòli col sostegno economico delle varie Amministrazioni Comunali che si sono sempre adoperate per la promozione di questa manifestazione.
Col tempo il Festival è cresciuto sia dal punto di vista di partecipazione di pubblico sia da quello artistico-culturale, con l'adesione di musicisti provenienti da varie zone d'Italia e dall'Europa in genere dove l'Organetto è molto presente ed usato nelle varie culture popolari.

Oltre ai suonatori sardi, ogni anno si esibiscono dei solisti o gruppi di fama internazionale creando cosi un confronto artistico culturale tra la musica Sarda e quella di tutto il mondo, che offre più consistenza e spessore alla manifestazione .
Irgoli è anche la sede che ospita, oltre al festival dell'organetto, la più grande collezione di strumenti a mantice (organetti, fisarmoniche, bandoneon,) con modelli a partire dal fine ottocento fino ai nostri giorni.

Questo patrimonio che conta circa 120 pezzi, è unico in Sardegna ed è di proprietà del musicista Totore Chessa di Irgòli, organettista di fama internazionale per le sue partecipazioni a tantissime rassegne dedicate all'organetto diatonico in Sardegna e in tutta l'Europa. Erede dei più grandi maestri dell'organetto sardo, Totore Chessa oggi è un punto di riferimento per le nuove generazioni di organettisti.


Per questi e tanti altri titoli, Irgoli viene definita da esperti, studiosi ed osservatori, Capitale dell'Organetto e della Cultura.

Edizione speciale 2010 in occasione del ventennale.

Con la realizzazione del ventennale si intende fare un riassunto delle varie edizioni passate, con due giornate ricche di varie partecipazioni provenienti dalla Sardegna, dal continente e dall'Europa.

La proiezione su schermo gigante di immagini foto e video sempre delle passate edizioni.

Particolare spazio sarà dedicato al ballo in piazza coinvolgendo cosi tutto il pubblico presente, che diventerà anch' esso protagonista e non semplice spettatore.

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